L’arte delle Muse – Membra Jesu nostri

Anno 2022
Luogo Oratorio San Filippo Neri

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L’arte delle Muse – Concerti per Rubens a San Filippo

Il complesso di San Filippo in via Lomellini (Chiesa e Oratorio) ha ospitato quattro appuntamenti incentrati sulla musica di inizio Seicento: è stata un’occasione per immergersi nell’atmosfera culturale e artistica del periodo di Rubens in sintonia profonda con le opere esposte a Palazzo Ducale.

Sabato 1 Ottobre 2022 ore 21 – Oratorio di San Filippo
Membra Jesu nostri
Oratorio di D. Buxtehude
Corale Santo Stefano, direttore Valentino Ermacora

Solisti: (allievi del Conservatorio N.Paganini)
Daria Ryzhova: Soprano
Carola Marasco: Soprano
Lorenza Cevasco: Contralto
Lorenzo Renosi: Tenore
Giulio Ceccarelli: Basso
Coro: Schola Cantorum S.Stefano
Soprani I: Giovanna Aita, Barbara Sénès,
Daria Ryzhova
Soprani II: Danila Aita, Patrizia Lanza,
Carola Marasco
Contralti: Alexandra Borissova, Elena Lanza,
Elisabetta Romano, Paola Silva, Lorenza Cevasco
Tenori: Vincenzo Di Mauro, Lorenzo Renosi
Bassi: Sandro Gattorno, Stefano Passalacqua,
Giulio Ceccarelli
Ensemble Strumentale:
ViolinoI: Valerio Giannarelli
Violino II: Carola Bellino (Allieva)
Viola da Gamba: Andrea De Venuto
Violoncello: Cécile Peyrot
Violone: Maurizio Less
Clavicembalo: Luca Finocchietti
Organo e direzione: Valentino Ermacora

L’associazione musicale “Schola Cantorum
S.Stefano “, fondata e diretta dal M°Valentino
Ermacora, si costituisce a Genova nel 1996 con
l’obiettivo di promuovere iniziative di divulgazione
e di ricerca nell’ambito della cultura musicale
italiana ed europea del XVII e XVIII secolo, con
particolare attenzione agli autori italiani; studiare ed
eseguire le opere del periodo barocco nel rispetto
delle più recenti ricerche di carattere filologico
interpretativo; valorizzare,attraverso le varie attività,
architetture di inestimabile pregio, talvolta poco
conosciute, presenti nel nostro territorio.

Ecco qualche dettaglio sull’autore e
sull’Oratorio che questa sera viene interpretato
dalla Schola Cantorum S. Stefano, in
collaborazione con il Conservatorio Niccolò
Paganini di Genova e sotto la direzione del M°.
Valentino Ermacora.
Dietrich Buxtehude, Bad Oldesloe o Helsingborg,
1637 – Lubecca, 1707, compositore e organista
tedesco-danese, fu particolarmente colto:
poliglotta e poeta, fu strumentista all’organo, di
cui sviluppò la fantasia, il corale e la fuga,
influenzando molti compositori coevi.
Figlio d’arte, Buxtehude si spostò in varie città
della Germania settentrionale prima di stabilirsi a
Lubecca, dove la sua fama raggiunse il culmine,
al punto che le sue rappresentazioni erano note in
tutto il Paese.
Benché buona parte delle sue composizioni ci
siano giunte grazie a manoscritti e copie,
purtroppo delle sue produzioni all’epoca più
celebrate, ovvero i concerti noti come
Abendmusiken, non si è conservato alcuno
spartito. La Marienkirche di Lubecca, di cui
appunto era organista (incarico che era
considerato il più prestigioso e ambito in terra
tedesca) disponeva di due famosi organi: il Große
Orgel e il Totentanzorgel, ai quali Buxtheude si
esibiva, richiamando ascoltatori appassionati, tra
cui Johann Sebastian Bach.
Nel 1705 Bach si fece concedere appunto un
permesso per andare a sentirlo suonare,
compiendo un viaggio a piedi di circa
quattrocento chilometri da Arnstadt, ove era
organista della Bonifaciuskirche, a Lubecca, dove
assistette appunto alle Abendmusiken nella
Marienkirche. Sembra che Bach avesse preferito
ascoltare Buxtehude in segreto, in modo da
poterne carpire i segreti del mestiere, segreti di
cui fece tesoro al suo ritorno, come
testimoniarono i suoi superiori della
Bonifaciuskirche.
Non è quindi accertato – come la leggenda ci ha
invece tramandato – che anch’egli (al pari di
Georg Friedrich Händel e Johann Mattheson, che
si recarono a Lubecca precedentemente) si fosse
rifiutato di sposare la figlia di Buxtheude,
conditio sine qua non per potergli succedere
nell’incarico (cosa che d’altronde fece a sua volta
lo stesso Buxehude, che sposò la figlia
dell’organista suo predecessore, secondo la regola
allora in vigore). Alla morte di Buxtehude, la
figlia fu finalmente sposata dal suo successore.
Le composizioni organistiche di Buxtehude si
compongono di Preludi, Passacaglie, Ciaccone e
Corali, ovvero gli elementi più importanti della
liturgia luterana.
Nell’ambito del centinaio di opere vocali
pervenuteci, si pone in evidenza il brano eseguito
stasera e che fa parte del repertorio della Schola
Cantorum S. Stefano, come anche altre opere del
compositore.
Membra Jesu Nostri, BuxWV 75, composto nel
1680, viene considerato come il primo
oratorio luterano e venne dedicato all’organista e
compositore Gustaf Düben.
L’Oratorio – a cinque voci, sia per quanto
riguarda il coro, sia per le parti solistiche – è
diviso in sette parti, ciascuna delle quali
corrispondente a una parte del corpo crocifisso
di Gesù Cristo: piedi, ginocchia, mani, costato,
torace, cuore e testa.
L’opera si rifà al testo latino Membra Jesu nostri
patientis sanctissima, noto anche come Rhythmica
Oratio, poema attribuito a Bernardo di
Chiaravalle, ma presumibilmente opera dello
scrittore medioevale Arnolfo di Leuven.
Buxtehude selezionò inoltre alcuni versetti biblici
tratti in particolare dall’Antico Testamento.
Ognuna delle sette parti dell’Oratorio si rifà
quindi specificatamente sia ad un testo biblico, sia
alla Rhythmica Oratio ed è a sua volta divisa in
sei sezioni, ognuna delle quali presentata da
un’introduzione strumentale.
Le parti corali e quelle solistiche (quest’ultime
con arie per una o tre voci) si susseguono secondo
uno schema rigorosamente preordinato.
Solamente le cantate quinta e sesta sono
esclusivamente solistiche.
Se alcuni brani appaiono maestosi e altri sono
pervasi da struggente e suggestiva dolcezza
(come ad esempio il Surge Amica mea dell’AD
LATUS), l’Oratorio si conclude con un Amen
prepotentemente enfatico e spumeggiante.
Note musicologiche a cura: Barbara Sénès